La Cuccagna (1962)
- cinebucolico
- 9 gen 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 4 feb 2023

A cura di: Camilla.
Diretto da Luciano Salce e ambientato a Roma nel periodo del boom economico, il film segue le peripezie della protagonista Rossella Rubinace (interpretata da Donatella Turri), una ragazza di diciotto anni in cerca di un impiego per rendersi indipendente dalla famiglia. Inizia lavorando come dattilografa ma finirà per scontrarsi con l’amoralità di numerose proposte lavorative da parte di uomini, approfittandosene della sua bellezza e ingenuità. Le uniche figure dove la protagonista trova conforto sono il fratello omosessuale e Giuliano, un giovane anarchico che l’aiuterà ad aprirle gli occhi sulla realtà che la circonda, proponendo come unico strumento di fuga il suicidio in nome della “morte atomica”, una morte rivoluzionaria. Il caso volle che fosse proprio Luigi Tenco ad interpretare il personaggio di Giuliano rivelandosi (in parte) auto-profetico.
L’incontro tra i due protagonisti nasce casualmente, Rossella e Giuliano incarnano la figura degli antieroi che vorrebbero far parte della cuccagna ma vengono ostacolati da quella che era la società di quegli anni.
Salce dipinge con maestria la Roma del boom economico con echi neorealisti ed elementi caratteristici dell’Italia di quegli anni: come le famiglie che attendevano impazientemente l’ora per vedere Carosello di Mike Bongiorno alla televisione, ma anche gli evidenti disagi sociali che coinvolgevano i giovani, soprattutto la donna e la difficoltà nel trovare un impiego senza cadere nelle mani di loschi finanzieri, arrivisti senza scrupoli e cialtroni che cercavano di arrampicarsi su per la scala sociale sfruttando il vento della raccomandazione.
Una commedia che alterna satira e spunti di riflessione ma che all’epoca ha vissuto nell’ombra poiché il regista stava godendo del successo de “La voglia matta” (anch’esso datato 1962) con protagonisti Ugo Tognazzi e Catherine Spaak (che ho avuto modo di vedere la scorsa edizione del Festival del Cinema di Venezia nella sezione Classici).
La colonna sonora conferisce malinconia a questa commedia dolceamara ed è connotata dal tema principale firmato da Ennio Morricone che inciderà in seguito Luigi Tenco con “Quello che conta” riscrivendone le parole.
Nasce da qui la mia decisione di scrivere di questo film nonostante il repertorio di titoli accattivanti in uscita al cinema attualmente: rendere omaggio alla figura del cantautore Luigi Tenco nel mese di gennaio, nonché il mese della sua scomparsa. Un suicidio come menzionato cinque anni prima dal personaggio di Giuliano e che ispirerà le parole del brano “Preghiera in gennaio” di Fabrizio De André.
“Quando attraverserà
L'ultimo vecchio ponte
Ai suicidi dirà
Baciandoli alla fronte
Venite in Paradiso
Là dove vado anch'io
Perché non c'è l'inferno
Nel mondo del buon Dio”
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