Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades | il viaggio di Iñárritu nell'animo umano.
- cinebucolico
- 2 dic 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 3 dic 2022
a cura di Chiara Musicò.
«Alcuni anni fa, mi sono accorto all’improvviso che la strada davanti a me era molto più breve di quella che avevo già percorso. Inevitabilmente, ho incominciato a esplorarla a ritroso e nel profondo, ma entrambi i sentieri sono ingannevoli e labirintici. Il tempo e lo spazio si intrecciano, e la narrazione che costituisce ‘la nostra vita’ non è molto più di un falso miraggio, composto da fatti percepiti in modo soggettivo dal nostro imperfetto sistema nervoso.
La memoria non è veritiera, possiede soltanto convinzioni derivate dalle emozioni. È quindi la verità dell’emozione che io voglio ricercare, nell’enorme baule pieno di chimere che mi porto dietro.
Avviso in anticipo: non ho trovato alcuna verità assoluta, ho solo percorso un viaggio tra realtà e immaginazione. Un sogno.
I sogni, come il cinema, sono reali ma non veri, e in entrambi il tempo è liquido.
BARDO è il racconto di un viaggio tra quelle due illusioni dai confini indecifrabili[i]».

Una porzione dell locandina di Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades
Silverio Gama - Daniel Giménez Cacho -, un famosissimo documentarista, ritorna in Messico dopo aver ottenuto un riconoscimento internazionale per la sua carriera. Il conseguente trasferimento da Los Angeles al paese natale gli provoca un momento di fortissima crisi esistenziale. Questa la storia di Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades (Bardo – La cronaca falsa di alcune verità) che il 16 novembre 2022, dopo essere stato presentato a Venezia 79, esce nelle sale italiane.
Un film dal titolo wellesiano: la cronaca falsa di alcune verità. La cronaca falsa: una dichiarazione assai ossimorica, che accosta la certezza di una verità che una cronaca, per definizione, dovrebbe trasmettere, al termine Falsa. Un meccanismo che confonde, proprio come il disclaimer di Orson Welles in F for Fake (F come Falso, 1973):
«Signore e signori, tanto per cominciare questo è un film che parla di raggiri, di frodi e anche di bugie. Raccontate davanti al caminetto, in una grande piazza o in un film, quasi tutte le storie più o meno celano qualche menzogna. Ma non questa volta. È una mia promessa. Per la prossima ora, ciò che ascolterete, sarà verità vera, basata su fatti veri[ii]».
Un’introduzione che ha del criptico, posizionata fra i trucchi di magia di Welles a dei bambini e pochi frame ricoperti dalla parola “Fake”. Anche quella di Bardo non è una cronaca veritiera: composta da ricordi che si intrecciano in modo scomposto, rispecchia il percorso a ritroso che Iñárritu compie ripensando alla propria vita. Questa cronaca si dichiara parziale, oltre che falsa: le verità mostrate saranno solo alcune. Ma quali sono, queste verità? E quante?

Une delle scene madre del film
Il film si apre con un trauma familiare: la perdita del primogenito. Una perdita espressa con tratti surrealistici e metaforici, proprio come ogni cosa in Bardo. Lo spettro di questo lutto è molto presente nel percorso di Silverio, che portando questo enorme fardello si destreggia fra i suoi opprimenti complessi, sensi di colpa, drammi interiori. La sindrome dell’impostore lo perseguita, così come l’incapacità di superare i traumi e di colmare i vuoti interiori. La lezione felliniana di 8 ½ ritorna ancora: Iñárritu la prende e la fa sua, trasportando il suo alter ego in un delirio onirico alla Buñuel in cui i piani spazio – temporali si mescolano. Il regista parla con se stesso, compiendo un resoconto della propria vita e tentando di ritrovarsi fra i ricordi confusi di una vita intensa. Questa sua socratica ricerca di auto riconoscimento prosegue disperatamente e instancabilmente, culminando in un incontro faccia a faccia con se stesso come quello di Buster Keaton in Film (Samuel Beckett, 1964).

Silverio faccia a faccia con se stesso

Buster Keaton faccia a faccia con se stesso
Il senso di solitudine e di inadeguatezza trapelano da ogni dove: il rapporto con il padre, la relazione con la madre, gli scontri con il figlio, le incomprensioni con i colleghi, il conflitto con gli amici, le pressioni delle sorelle e fratelli, gli agguati delle istituzioni sono tutti aspetti che rendono Silverio Gama inquieto, frustrato, fragile. È come se ogni cosa gli ricordasse la sua inadeguatezza ed un successo che lui non sente suo. Il vivere in una società segnata profondamente dall’individualismo e dell’indifferenza verso il prossimo, che rende gli individui soli e trasparenti, che li fa “scomparire” e li intrappola in un limbo in cui non sono morti né vivi, turba moltissimo Silverio. Siamo soli anche in una strada affollata. Ci ritroviamo privi di sostegno e rimaniamo indifferenti verso il prossimo. Un’umanità debole, marchiata dal disprezzo, la nostra: la sofferenza dell’altro non ci tange, tanto siamo concentrati sul nostro esistere.
Al di fuori del suo nucleo familiare, che regala a Silverio un indistinguibile calore e senso di raccoglimento, è tutto freddo e angosciante. Nonostante, durante la sua vita, abbia scelto di lavorare su temi sociali importanti e di rendere giustizia a molte situazioni sociali del suo paese natale, Silverio sente che tutto quello che ha creato finora è insignificante. La fama è effimera e non fa altro che allontanarlo da quello che davvero è importante per lui: la moglie ed i figli. Il senso di colpa lo attanaglia: merita davvero quel premio? Oppure, come dice il figlio, non ha fatto altro che lucrare sulle spalle di un Messico povero e sofferente? È un ipocrita, quindi? Ha davvero denunciato delle ingiustizie, con i suoi documentari, oppure ha reso la sua terra natia un’attrazione da circo? È davvero tanto diverso dai giornalisti televisivi che tanto aborrisce?

Silverio sul set televisivo in una delle scene più frenetiche del film
Con questi quesiti s’intreccia il tema della sanguinosissima storia del Messico, dei giovani morti per difendere la loro patria dall’invasione dell’uomo bianco – il battaglione del condottiero spagnolo Hernán Cortés distrusse l’impero azteco e lo colonizzò senza pietà. È su macabre piramidi di cadaveri che nasce il paese natìo di Silverio, il quale le vede, le scala, le rende oggetto dei suoi lavori. Una colpa pesante, una ferita profonda e un’umiliazione di cui il protagonista si sente quasi complice.

Il Messico
L’elemento dell’acqua è altrettanto presente in Bardo: essa è alla base della vita, origine del mondo. Il liquido amniotico del grembo materno è la sostanza in cui l’uomo inizia ad esistere: ed è così che l’acqua viene accostata alla terra natìa, al ventre femminile, alla fonte del tutto. Un’acqua che dà la vita e riaccoglie fra le sue braccia dopo la morte, un'acqua simbolo di rinascita. Sulla stessa linea ritroviamo le continue apparizioni dell’axolotl : detto anche Pesce camminatore messicano, è in grado di rigenerare parti del proprio corpo, fra cui anche il muscolo cardiaco. Il nome di axolotl deriva dalla lingua Nahuatl, propria degli aztechi: "atl" sta per acqua, "xolotl" era il nome del dio dei Lampi, responsabile di guidare le anime nel lungo e impervio viaggio verso il Mitclan – il mondo sotterraneo della mitologia azteca. Axolotl può essere tradotto quindi come "dio dell'acqua" o "mostro acquatico". Altrettanto illuminante è che axotol ha fatto la sua prima apparizione nei laghi messicani: Xochimilco e Chalco, nelle vicinanze di Città del Messico. La presenza di questo animale in Bardo ha quindi anche il ruolo, oltre di rimandare al tema dell’acqua rigeneratrice, di evocare temi radicati nel folklore Messicano - esplorati dallo stesso Silverio durante tutta la sua carriera.

Daniel Giménez Cacho (Silverio) e Iñárritu sul set
Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades è un film che parla direttamente ad ogni spettatore: tocca le corde più profonde dell’animo umano risvegliandone traumi, dolori, ferite profonde. La complessità delle relazioni umane è un file rouge che lega tutti noi e Iñárritu lo sa bene. Questo lungometraggio è un’esperienza, un viaggio di 174 minuti in cui si rivive un’intera vita e se ne accusano i turbamenti. Bardo è il risultato di un’operazione di grandissima intelligenza emotiva, capace di suscitare un potente senso di empatia - come ben pochi film sanno fare. Con Bardo, Iñárritu/Xolotl fa da Virgilio allo spettatore nel viaggio verso il Mitclan dell'inconscio: riapre ferite e ne stimola l'esplorazione profonda, ponendosi come obiettivo finale la rinascita.

Silverio insieme ai suoi axolotl
Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades uscirà anche su Netflix il 16 dicembre: e tu sei pronto per il tuo viaggio?
Sitografia
Senza autore, Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades, «La Biennale di Venezia», 2022 (https://www.labiennale.org/it/cinema/2022/venezia-79-concorso/bardo-falsa-crónica-de-unas-cuantas-verdades, consultato il 25 novembre 2022)
Senza autore, Axolotl, «zooplus magazine» (https://www.zooplus.it/magazine/acquaristica/specie-di-pesci/axolotl, consultato il 30/11/2022)
Senza autore, Xolotl, «Wikipedia» (https://it.wikipedia.org/wiki/Xolotl, consultato il 30/11/2022)
Senza autore, Mitclan, «Wiki» (https://hmn.wiki/it/Mictlan, consultato il 30/11/2022)
[i] Alejandro G. Iñárritu, Commento del Regista, «La Biennale di Venezia», 2022 (https://www.labiennale.org/it/cinema/2022/venezia-79-concorso/bardo-falsa-crónica-de-unas-cuantas-verdades, consultato il 25 novembre 2022) [ii] Trascrizione da F for fake (F come Falso, 1973), Orson Welles.
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