Drowning by numbers – la donna trina e l’incanto mortale dell’acqua
- cinebucolico
- 28 ott 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 dic 2022
A cura di: Bianca C.

Nel 1988 esce Giochi nell’acqua, “una favola per adulti nera e ironica”, ma anche “poetica e amorale, raccontata con toni edificanti”: nonostante sia il film di Greenway con più morti, l’atmosfera che emana è trasognata, divertita ed esteticamente romantica, ma questo aspetto sa combinarsi senza difficoltà con una rigida struttura a scandire la narrazione. La pellicola è infatti costellata dai numeri di una conta da uno a cento, che conferiscono un inesorabile ritmo alla vicenda e permettono di avvertire costantemente la natura artificiosa del film. La sequenza numerica viene inserita da Greenaway come supporto ordinatore ad una realtà caotica, dove gli oggetti si accumulano indistintamente su ogni superficie e i progetti dei personaggi si affastellano senza requie.

La vicenda inizia con la decisione da parte di Cissie Colpitts di annegare il marito Jake nella sua vasca da bagno, dopo l’ennesimo tradimento. Per liberarsi del corpo e non essere incriminata dell’omicidio, si rivolge al medico legale Madgett, che si convince a proteggerla, in cambio di promesse di intimità futura; le speranze di Madgett vengono disattese, ma, nonostante ciò, continua a mantenere il segreto della donna. La stessa sequenza narrativa si ripete per altre due volte, in quanto la figlia e la nipote di Cissie, che entrambe si chiamano Cissie Colpitts, prendono la stessa decisione e annegano i rispettivi mariti, Hardy in mare e Bellamy in una piscina.

In Giochi nell’acqua uno dei temi centrali è quello del fallimento dell’uomo, incapace di imporre i propri schemi sul reale: in questo caso è Madgett il protagonista di questa inevitabile maledizione, un medico con la passione ossessiva per i giochi. Lo schematismo ludico che regola la vita di Madgett gli si ritorcerà, infatti, contro, costringendolo a rassegnarsi al suo destino di giocatore perdente nel gioco mortale di cui le tre Cissie dettano le regole, usandolo come pedina: dopo aver debolmente minacciato di denunciarle, le donne non esitano a lasciare annegare anche lui.
L’uomo Madgett viene sconfitto da una forza soprannaturale che sembra propagarsi dalle tre donne; le tre Cissie sono assassine dolci e senza scrupoli, troppo sincere con sé stesse per non annegare i loro infelici matrimoni e troppo sincere tra di loro per non sostenersi con solidarietà in questa triplice azione criminale. La loro trinità emana un fascino incantatore, uno ‘spirito di corpo’ da cui è costantemente rapito Madgett, e ha un’essenza quasi magica, che in alcuni frangenti emerge più chiaramente. Le tre donne sono accomunate dal loro legame di parentela, ma anche dal rapporto che intrattengono con l’acqua, elemento privilegiato nelle loro vite e decisivo per i destini dei loro uomini. L’acqua è un elemento ludico e, nelle sue estreme conseguenze, uno strumento pericoloso, talvolta mortale.
Il tema della morte non risiede soltanto nell’acqua calda di una vasca o in quella tempestosa del mare, ma si manifesta costantemente attorno ai personaggi, per tutta la durata del film: le inquadrature, così sovraffollate ed eccedenti, sono disseminate da cibi andati a male, insetti e lumache che se ne cibano, fiori secchi e senza vita, oggetti rotti e impolverati, che vanno a comporre delle disgustose e brulicanti nature morte.

Ciò richiama la Canestra di frutta di Caravaggio, che per primo illustrò la realtà dei frutti ritratti, senza idealizzarne le forme, dipingendo foglie accartocciate, mele bacate, acini opachi e fichi sgonfi. Questo lavoro di estrema aderenza oggettiva al reale non tralascia però di veicolare un messaggio, quello della ‘vanitas’ umana, ovvero il richiamo alla caducità della vita, al quale si appella lo stesso Greenaway, nella sua personale rappresentazione della corruzione e del decadimento intorno all’uomo. Un simile messaggio è veicolato anche dalla triplice figura di Cissie, considerabile un’unica donna in tre fasi della sua vita: rispecchiando il genere figurativo delle ‘tre età della donna’, evoca anch’essa il tema della ‘vanitas’ e del ‘memento mori’.

I giochi, oltre a costituire lo stile di vita di Madgett, sono il filtro attraverso il quale va letto il film: molti di quelli descritti e messi in atto, anticipano la sorte dei personaggi, ne rappresentano i sentimenti e costituiscono uno specchio della vicenda. I personaggi sono soltanto dei giocatori, che affrontano con diversi atteggiamenti il gioco della vita e il film stesso non è che un gioco inventato da Greenaway per lo spettatore, per intrattenerlo con la ricerca dei numeri, divertirlo con la narrazione e stimolarlo con citazioni e riferimenti.
Nella filmografia del regista, la donna è vista come uno dei tanti motivi che può portare l’uomo a perdere la fiducia nelle proprie convinzioni, a smarrire le coordinate della propria realtà e, quindi, a soccombere, e Giochi nell’acqua è l’ulteriore dimostrazione dell’invariata visione che Greenaway ha dell’umanità, destinata a fallire di fronte a forze maggiori; ma forse, questa volta, con un accenno di dolcezza in più.

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