Il fenomeno James Cameron
- cinebucolico
- 8 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
a cura di: Erica Calandri

Siamo la generazione del cinema d’effetto, dell’evoluzione delle tecnologie, ma anche la generazione dei film visti da casa, e, forse, della pigrizia del grande schermo nel produrre film degni di essere visti e percepiti sulle poltroncine. Il 2022 però, quasi al termine, ci ha regalato, 14 anni dopo, la ricomparsa del fenomeno cinematografico più atteso degli ultimi anni: Avatar. È difficile chiedersi subito dopo aver visto il film quali siano le prime impressioni sorte, sono i giorni successivi probabilmente che riescono a regalarci pensieri lucidi e concreti. Esiste una sindrome che è una specie di mal di Pandora, una sorta di depressione post Avatar che ha colpito inspiegabilmente una parte degli spettatori mondiali che, a distanza di giorni, ancora continuavano a ritornare con la mente a quel mondo lontano, a quella sorta di isola che non c’è, e faticavani ad abbandonarlo per la quotidianità. Non è molto difficile immaginare le motivazioni di questa tristezza inaspettata per l'impatto con la realtà, senza dubbio, il fenomeno a cui abbiamo potuto assistere è compreso all’interno delle opere cinematografiche di successi indescrivibili, un blockbuster, sia per incassi, sia per larghissime fasce di pubblico. Ma la domanda che ci si può porre è, cosa rende Avatar così apprezzato? Cosa ci ha fatto restare con gli occhi inchiodati al grande schermo per più di tre ore, nonostante gli occhialini 3D e spesso volentieri il mal di testa? Sicuramente la prima risposta che ci si può dare è l'impatto visivo quasi senza precedenti imbastito da James Cameron. Ci si può illudere che probabilmente il cinema potrà avvicinarsi sempre di più a questo stile di produzione? Molto probabilmente no, e lo abbiamo potuto constatare a seguito del primo Avatar, uscito in sala nel 2009, che si dimostrò essere per diversi anni il film con più incassi della storia del cinema, superando anche Titanic, dello stesso regista, aggiudicatosi svariati premi, tra cui tre premi Oscar quali miglior fotografia, miglior scenografia e migliori effetti speciali.
James Cameron, ancora una volta con il suo capolavoro, ha dimostrato dunque di non essere la regola, anzi, l’eccezione privilegiata che nonostante evidenti lacune di trama, ha saputo imbastire un film tutto suo, inimitabile, innovatore, con un metodo produttivo applicabile solo ed esclusivamente nel suo. Proprio per questo, Avatar- La via dell’acqua, appare esattamente senza diverse spiegazioni, con una parte centrale in cui la storia incredibilmente si ferma, e tutto si concentra sull’esperienza di visione, sui colori, sulla sensibilizzazione, sulla magia del mondo di Pandora e sulla meraviglia dell’ecosistema marino: ‘L’acqua non ha inizio o fine. Il mare è intorno a te e dentro di te. Il mare è la tua casa prima della tua. Il mare da e il mare toglie. L’acqua conne;e tu;e le cose: la vita alla morte, il buio alla luce.’ Attraverso pura esplosione ed esplorazione cinematografica, James Cameron, che nel primo episodio si era dedicato alla foresta come ecosistema rispettato, nel secondo, offre un commovente tributo al mondo del mare, in cui si percepisce come possibile o reale tutto quello che arriva di fronte agli occhi, regalando emozioni e rafforzando l'impatto emotivo.

È proprio l’amore verso il mare, infatti, insieme al legame che crea con il suo ecosistema, a dare vita alla trama e a rendere difficile la visione intera del film senza gli occhi lucidi. Il messaggio ambientalista, dunque, è ancora una volta fortissimo e forse, in questo caso ancora di più, come collante nella trama. Si può discutere infatti, se, Avatar- La via dell’acqua, sia davvero un gran film in tutto e per tutto, compreso di storia, di legame con il primo episodio forse più riflessivo, di ritmo e interpretazioni. Quello che però è certo, è la componente spettacolare arrivata agli spettatori, la pura settima arte che in pochi sono riusciti a realizzare in questa maniera, armonizzando gli effetti visivi con gli attori e la fantasia.

Una vittoria come miglior film alla cerimonia degli Oscar 2023 è improbabile, ma come è giusto che sia, essendoci alcune lacune evidenti. Quello che è certo, però, è che James Cameron abbia fatto la rivoluzione; si è tornato a parlare di vera qualità e abbia saputo ricordarci la potenza di quest’arte, riuscendo a connettere anche, in un certo senso, psicoanalisi e cinema. L’essere umano è sempre meno connesso alla propria Terra, mentre gli avatar ci ricordano quanto sia importante esserlo, stimolando l’inconscio e sollecitando le emozioni a tal punto da fare assomigliare l’esperienza di visione, alla situazione di rilassamento para onirico, analogo a ciò che sperimentiamo durante i sogni. La potenza del cinema, dunque, come di ogni forma d’arte, può essere molto intensa, creando pensabilità e sensibilità verso alcune tematiche che ci coinvolgono emotivamente.
Comments