Under The Skin (2013) – Identità, alterità e generi
- cinebucolico
- 10 mag 2023
- Tempo di lettura: 4 min

1. APPROCCIO ALLA MATERIA LETTERARIA; IL TAGLIO E LO SCALPO
Under The Skin è tratto da un romanzo di M. Faber in cui un'aliena indossa le vesti di un'umana e "caccia" uomini per rifornire i suoi simili. Ovviamente il film si prende molte libertà rispetto alla materia letteraria originaria, come prassi nel mondo del cinema. Ciò che prassi non è, invece, è il modo in cui ciò avviene. Come per 2001: Odissea nello spazio, la narrazione in senso stretto cade in secondo piano: cito appositamente 2001 in quanto appare abbastanza evidente nelle prime scene l’omaggio all’opera di Kubrick (giochi di luce nella stanza asettica come la celebre inquadratura della congiunzione astrale, l’occhio di Laura come quello di HAL o quello di Dave nel tunnel spazio-tempo, "bike car" con grandangolo sul volto del motociclista come i PPP su Dave Bowman). Questo approccio strania sia lo spettatore che non conosce la fonte, sia quello che effettivamente il romanzo l'ha letto, "costringendo" entrambe le categorie a uno sforzo interpretativo. In particolare Under The Skin accentua questo spaesamento attraverso forme del perturbante visivo e sonoro che si andrà in seguito a esplorare. Dunque, date le premesse, cosa ha da offrire realmente questo film?
"Under The Skin". La pelle è il nostro primo strato protettivo rispetto all'ambiente che ci circonda, ed è anche una barriera che generalmente non va oltrepassata se non quando qualcosa entra o esce nell'organismo attraverso le apposite aperture. Da ciò, principalmente, la nostra repulsione alla vista degli organi interni. Paradossalmente, ci è dato vedere solo le vestigia del nostro aspetto, l'apparenza superficiale, e questo crea in determinati stati di labilità mentale personale, o talora di massa, delle vere e proprie "cacce al tesoro" perverse, come se tra le prime fobie umane ci sia proprio quella che qualche parassita, qualche essere estraneo, ci possegga o possegga l'altro. Autolesionismo (tagli, bruciature), scalpi, scorticamenti e anche roghi pubblici rientrano tutte tra le pratiche messe in atto al fine di individuare l’estraneo. I gesti lesivi/autolesivi di cui sopra non implicano per forza un'ostracizzazione dal gruppo o la morte dell'estraneo (o del portatore dell'estraneo), anzi spesso sono ritualizzati come prove, test di inclusione nel gruppo. Non a caso rituali di questo tipo si collocano spesso nel passaggio all'età adulta, in modo da confermare che l'individuo è non solo parte di una famiglia biologica, ma anche di una biocomunità societaria. Si va dai rituali più cruenti come l'infibulazione e la circoncisione ai rituali puramente simbolici come il battesimo.
Nella società globalizzata, con il trionfo dell'individualismo e la dissoluzione delle preesistenti sovrastrutture biocomunitarie (famiglia, etnia, nazione), rimangono solo reminiscenze di questi riti, tutte d'altronde "autoriferite", che l'individuo compie su se stesso. Under The Skin sottolinea quanto sia dolorosa per l'individuo contemporaneo non solo la rinuncia ad ogni biocomunità, ma anche l’ingresso in una di esse. Laura è aliena, ma si finge umana: è il prototipo dell'estraneo, del diverso che si pone ai margini della società. Laura decide a un certo punto di entrare nella comunità, vivendo una sorta di “rinascita”, ma non supera le prove che le vengono quasi involontariamente sottoposte (fare amicizia con un altro umano, mangiare, fare sesso). Non rimane all'estranea che una soluzione: essere scacciata con la forza in quanto parassita, possibilmente uccisa. Laura non oppone quasi resistenza mentre viene bruciata viva, tenta solamente di scappare come un animale braccato. Perché una volta lasciata la società, l'umano non è altro che un animale solitario.

2. SESSUALITÀ E CONTROLLO
Stadio 1: divi(ni)zzazione. La scelta di una diva come Scarlett Johansson non è casuale: la sua immagine divistica è contemporaneamente sessualizzata ma allo stesso tempo algida e distaccata (non a caso Her, in cui Johansson compare come pura voce acusmatica, esce a sua volta nelle sale nel 2013). Laura seduce altri uomini, ma poi se ne sbarazza senza consumare atti sessuali. Partendo dal prototipo della donna-vampiro, l’aliena si configura come oggetto carnale superiore, così seducente da essere irraggiungibile.
Stadio 2: infantilizzazione. Eppure Laura è anche bambina: le sue nozioni sul genere umano e su come funzioni il mondo sono molto limitate ai suoi compiti. Quando si trova davanti un ragazzo affetto da neurofibromatosi, difatti, Laura non avverte alcun senso di pietà né di straniamento, e continua a seguire il suo “copione” di assimilazione. In seguito questo aspetto ingenuo del suo carattere si rivela in modo manifesto, quando un uomo decide di prendersi cura di lei.
La duplice natura di Laura rivanga vecchie sovrastrutture di pensiero e angosce primordiali: la paura dell'uomo di fare la fine del ragno, ucciso non appena divenuto inutile, e la paura della donna di essere violentata e abusata. L’inequo/iniquopatto sociale patriarcale conferisce ruoli rigidi specialmente alle donne (in questo quadro binario non c’è spazio per più di due generi), e in ogni periodo di repressione culturale è verso il genere femminile che si scaglia più veemente la persecuzione morale. Le reazioni non mancano, e diverse configurazioni del “grande male" si ripresentano ciclicamente. Al più tra i bambini si tendono a eliminare determinati confini, e forse è per questo che Laura adotta la via della regressione. Il meccanismo con cui molte donne hanno mosso la propria "guerra segreta" nei secoli non solo contro l’ordine patriarcale, ma contro ogni distinzione di genere non viene subito passivamente dalla collettività. Si sono già menzionate alcunefobie maschili di genere, così come il meccanismo di ostracizzazione/sacrificio del capro espiatorio: sono le basi di un processo di sacrifici rituali di donne ritenute portatrici del Maligno. E così Laura viene arsa viva al pari delle streghe in età medievale e moderna, non prima che il suo esecutore abbia tentato di violentarla.

3. CONCLUSIONI: ASSENZA DI IDENTITÀ
Tutti gli elementi analizzati portano a queste conclusioni: Under The Skin è un film sull'incapacità del genere umano di tollerare il diverso, ma anche sull'incapacità del diverso di entrare in contatto con il molteplice. È un film sulla perdita di identità totale, che lascia un po' angosciati anche perché esprime il timore che il genere umano non riesca a essere forte abbastanza da superare il proprio stato di minorità e i propri limiti culturali.
A cura di: Alberto Iorio
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