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L'altra faccia dell'amore: Gaspar Noè

  • Immagine del redattore: cinebucolico
    cinebucolico
  • 30 gen 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

A cura di: Letizia


Gaspar Noè è un regista irriverente. Uno dei pochi nel panorama contemporaneo in grado di restituire, in una claustrofobica estetica al neon, il logorante senso di angoscia dato dall’affiorare delle pulsioni umane che i suoi personaggi fanno fatica a celare.

Noè se già con Irréversibile (2002) aveva dato scandalo, indi per cui la distribuzione del film fu vietata in diversi paesi, non ha smesso di turbare gli spettatori.

Noè non mette a suo agio lo spettatore, non lo accompagna in una narrazione lineare ma al contrario lo mette a dura prova, dovendo fare i conti con l’indicibile e con ciò che non è moralmente corretto.

Nel 2015 presenta al Festival di Cannes Love. Amore è un termine astratto, quello che muove l’esistenza degli esseri umani. L’amore ha generalmente un’accezione positiva ma anche varie sfaccettature che comprendono il rovescio della medaglia ovvero quando l’amore si trasforma in ossessione, angoscia e dolore. Questa è la storia di Murphy e Electra. Il film ripercorre i ricordi di Murphy della sua relazione con l’ex fidanzata. Dall’idillio iniziale, il primo incontro al parco, la convivenza e il sesso, assistiamo ad una sorta di discesa negli inferi.

I due personaggi nonostante continuino a stare insieme si chiudono sempre di più in sé stessi e iniziano a disgregarsi. È come se cambiasse lo scenario e l’instabilità emotiva di Murphy e Electra stesse per esplodere.

Sempre più avvezzi all’abuso di sostanze stupefacenti frequentano locali angusti e ne vengono come risucchiati. Il rosso si fa predominante nell’ultima parte del film, rosso che sta a indicare amore ma anche paura.

Noè realizza film viscerali e soltanto guardandoli si può comprendere la loro forza. Non si tratta di una banale visione ma di una vera e propria esperienza che comprende corpo e mente (aggiungo non adatta ai facilmente impressionabili).

Il lavoro di Noè è amore per il cinema e utilizzo del mezzo cinematografico per fare arte che scuota le menti e lasci un segno. Ragion per cui i suoi film sono un piacere “di nicchia” per cinefili che sanno cogliere i riferimenti.

Love è una storia di finzione ma come ogni artista che si rispetti Noè riflette sé stesso nel personaggio di Murphy, non a caso, un aspirante regista il cui film preferito è 2001 Odissea nello spazio (Stanley Kubrick, 1968).

Tramite didascalie che interrompono la narrazione di “godardiana memoria”, Noè dialoga con noi spettatori e ci invita a riflettere sul senso delle cose e della vita in generale. In Love cita la legge di Murphy.

Un commento ironico, che forse vuole scimmiottare l’idea di amore restituitaci dalle commedie romantiche. Noè ci vuole mostrare la realtà nuda e cruda dei rapporti umani che possono essere tanto passionali quanto autodistruttivi. “Se qualcosa può andare male, lo farà” è una frase che racchiude l’imprevedibilità della vita e Noè decide di fare del cinema la vita.

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