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L'INNOCENT - L'INTENSA LEGGEREZZA DELLA VITA.

  • Immagine del redattore: cinebucolico
    cinebucolico
  • 14 nov 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 dic 2022

a cura di: Gisella.

Quello che si legge nel titolo può sembrare quasi un paradosso, una scelta fatta non a caso, per introdurre l’ultimo lavoro registico (e attoriale) di Louis Garrel: “L’Innocent” presentato prima alla 75° edizione del festival di Cannes e poi all’appena conclusa Festa del cinema di Roma. Il film è in uscita nelle sale italiane il 19 gennaio.

Ho avuto l’opportunità di vederlo in anteprima in uno dei luoghi più sacri per i cinefili: il Nuovo Sacher di Nanni Moretti, alla presenza proprio di quest’ultimo e di Louis Garrel, con il quale ho avuto l’onore di scambiare uno sguardo e una parola e l’inaspettata opportunità di poterlo sentir parlare proprio del suo ultimo lavoro.

Garrel descrive la sua ultima pellicola come ispirata ad uno spaccato della sua vita, un ricordo di quando da bambino seguiva le vicende della madre, che lavorava nelle carceri, e intrecciava la sua vita professionale con quella privata.

Sin dai primi fotogrammi, infatti, si riesce ad evincere quello che sarà il fulcro principale del film: un rapporto indissolubile e tormentato tra Sylvie, una madre esuberante (interpretata da Anouk Grinberg), e il figlio, Abel (interpretato dallo stesso Garrel) troppo rigido con sé stesso e con il mondo, che non riesce ad accettare la libertà che la madre tanto desidera.

Il film è un alternarsi di litigi e abbracci, di urla e sorrisi, un piccolo estratto di vita quotidiana, di un rapporto che potrebbe essere quello di chiunque con la propria madre.

Il film riesce a unire leggerezza e intensità, raccontando con semplicità rapporti umani, portandoci a comprendere il punto di vista di ogni personaggio: la paura della solitudine di Sylvie, la complessità di Michel, compagno della madre, la mancanza di fiducia di Abel, l’insicurezza e il dolore di Clémence.

E sono proprio Clémence (interpretata da una carismatica Noémie Merlant) e Abel uno dei punti cardine della storia, il dolore per la perdita di una persona cara li accomuna e il bene reciproco li unisce, fino a crescere sotto ai loro occhi. La difficoltà di comprendersi, la potenza dei sentimenti e la paura di farsi trasportare da essi sono tutte caratteristiche che ritorneranno all’interno del film, e che renderanno questo semplice viaggio una possibilità di scoperta personale, in parallelo con quella dei personaggi.

Anche in questa pellicola Garrel continua la sfaccettata rappresentazione del suo personaggio, Abel, che ricorre in ogni suo film. In questo più degli altri riusciamo ad individuare Abel come suo alterego, una proiezione nemmeno troppo velata della sua reale personalità, che nel cinema riesce ad avere ulteriore libertà.

Questa viene fuori permettendo, non solo a Garrel, ma a tutti gli spettatori di immedesimarsi in un personaggio complesso e fragile, ma pieno di una forza misurabile forse solo con l'amore, che è ciò che lo guida in ogni sua scelta, giusta o sbagliata che sia.

L'Abel di Garrel potrebbe quasi essere paragonato all'Antoine Doinel di Truffaut, alterego del regista, che attraverso il ciclo di film di cui è protagonista ci racconta la difficoltà della crescita e l'approccio alla vita adulta.

Entrambi sono personaggi impacciati, all'apparenza fragili, ma che riescono poi ad affrontare le difficoltà che la vita presenta loro.

La capacità più grande di Garrel è forse proprio quella di portare lo spettatore ad affezionarsi ai suoi personaggi, a rendersi conto che ciò che sta guardando, seppur a volte quasi paradossale, son vicende che ognuno di noi potrebbe vivere.

Attraverso la difficoltà di esprimersi, vediamo Abel vivere delle vicende quasi tragicomiche che ci fanno empatizzare proprio come quando molti di noi avranno empatizzato con il piccolo Antoine ne "i 400 colpi" o talvolta facendo nascere la voglia di bucare lo schermo per evitare di fargli fare qualche stupidaggine come potrebbere essere successo in "Domicile Conjugal".

La storia che "L'Innocent" racconta è una storia semplice, è il potere dell'amore in ogni sua forma, la possibilità di riscatto e la consapevolezza che non sempre siamo lo specchio dei nostri errori, e anche quando lo siamo, non è per forza una cosa negativa.

Lione è la cornice in cui si svolgono le vicende e brani come "Pour le plaisir" e "I maschi" di Gianna Nannini, ci accompagnano in un racconto autentico e dolce amaro.

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