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La captive - Chantal Akerman (2000)

  • Immagine del redattore: cinebucolico
    cinebucolico
  • 7 apr 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 12 apr 2023

a cura di: Hati.

Rendere claustrofobico il tempo, per far emergere l’oppressione che conduce la portata dell’amore, dei fiori del male che germogliano dalla gelosia.

La captive, di Chantal Akerman (2000), è ispirato ad un capitolo di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, La prigioniera.

Nel racconto di Proust sono presenti solamente due personaggi, il Narratore e Albertine, che, chiusi in un appartamento di Parigi, analizzano e sviscerano il sentimento della gelosia, degli ex-amori saffici di Albertine e del dolore che si prova a non essere amati in egual modo.

Chantal Akerman gioca pervasivamente con i personaggi di Ariane e Simon: lei incarnata dalla sua libertà, lui ossessionato dal controllo e dal bisogno di sapere tutto di lei.

Lei diventa la calamita che lo trascina, lo avvicina, lo respinge, lo ammalia, lo tormenta e lo ferisce.

Al contrario lui non ha potere sulla mente e sui sentimenti della ragazza, appare castrata da qualsiasi forma di oppressione nei confronti di lui, perché per Ariane l’amore prende forma nel dare, nel rilasciare, come la sua voce quando canta, e non nel possesso e nell’ oppressione.

Le dispute tra i due amanti sono permeate di dettagli, di particolari, di snervante lentezza e dilaniante drammaticità, proprio nello stile della Akerman.

La regista è, infatti, riconosciuta per i suoi tempi lenti, per il maniacale perfezionismo dei particolari e della ripetitività quotidiana come fa nel suo più celebre Jean Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles, film che nel 2022 è stato inserito al primo posto della classifica dei cento film migliori di tutti i tempi nella rivista del British Film Institute, Sight & Sound.





Chantal Akerman mette così in scena, in modo magistrale, la distanza che separa Ariane e Simon. Questa distanza prende forma nell’aspetto materiale, nonostante entrambi facciano parte dell’alta borghesia francese, vivono nell’appartamento di Simon, lui possiede tutto, la vasca, le stanze, la cucina, i letti, tutto ma non riesce a possedere lei.

La distanza emerge anche negli spazi, quella che intercorre tra i loro passi, quando Simon la segue per osservare maniacalmente quello che fa e lei cerca di sfuggirgli, e quella all’interno dell'appartamento di Simon, dove dormono in stanze separate.

Anche nella sfera sessuale sono continuamente distaccati e lontani: nell’erotica scena della vasca, i personaggi sono divisi da un vetro, nel letto sono sempre separati dai vestiti e dalle vestaglie di seta. Lei addormentata, lui sveglio. Queste differenze nel tempo sembrano essere incolmabili, non ricomponibili, i due sono pezzi di puzzle diversi. Il loro gioco è cupo ed inquietante, il loro rapporto sembra, inizialmente, costruito sui pedinamenti di Simon, che durano fino a sera, quando entrambi rincasano. Le domande del ragazzo e le sue richieste sono sempre più anguste, oppressive, preoccupanti mentre le risposte di Ariane sono scarne di spiegazioni e parole, sono leggere e distratte.



Il film cerca di portare avanti un ulteriore critica rivolta alla borghesia francese. Simon, che la rappresenta a pieno durante tutto il lungometraggio, cerca di consacrare e mantenere “pulita” la sua intimità sessuale, come se non volesse “macchiarsi” di un azione così intrinsecamente animale e per questo motivo veicola la sua sessualità attraverso mezzi filtrati (le vestaglie, il vetro etc..), il suo status diventa parte intrinseca della sua persona.

Questo modo di mantenersi “puro”, inoltre, sembrerebbe l'unico modo di redimersi dai pensieri malati che lo assillano continuamente, e che annientano la vita e la libertà di Ariane. Simon cerca di purificarsi dai suoi peccati, resistendo ad un contatto sessuale diretto con la ragazza, meccanismo che può essere interpretato anche come un modo per evitare di distruggere l'idealizzazione che si è costruito di lei e per evitare di confermare che non sarebbe mai riuscito a soddisfarla sessualmente quanto avevano fatto le amanti passate, che la differenza del suo corpo maschile da quello femminile era la sua eterna condanna, condanna che rendeva impossibile il loro amore.

Questa diversità e questa sgretolante mania di tenersi attaccati ad inutili particolari serve per mostrare l’apparente incompatibilità tra uomo e donna, che le loro differenze, divergenze e distanze simboliche rendono impossibile il loro amore che emerge dal fondo del mare come un cadavere.




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