La la land: un Jacques Demy in chiave moderna
- cinebucolico
- 7 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 feb 2023
A cura di: Camilla.
Un film « dedicato ai folli che sognano ». Così si dichiara La La Land (2016) diretto dal regista Damien Chazelle, che in questo periodo ci sta nuovamente accogliendo nelle sale con un altro film immenso: Babylon, in collaborazione con il suo “amico di vecchia data” nonché compositore della colonna sonora dei suoi film, Justin Hurwitz.

Questo sodalizio artistico mette in scena una storia d’amore che rievoca l’atmosfera dei lontani (ma mai datati) musical hollywoodiani e francesi degli anni d’oro, in grado di farci sognare con dei passi leggiadri alla Fred Astaire e un’ambientazione vivacemente colorata alla Jacques Demy (che ha essenzialmente ispirato Chazelle con la sua opera Les Parapluies de Cherbourg).
Il film si apre con la premessa del CinemaScope ed esordisce su un’autostrada trafficata di Los Angeles in piena estate, improvvisando una coreografia in piano-sequenza in un’esplosione di colori e figuranti sulle note di Another day of sun.
In quell’occasione, avviene il primo contatto (visivo) tra i due protagonisti: Mia Dolan (Emma Stone), un’aspirante attrice che contemporaneamente lavora come cameriera in un caffè degli studi della Warner Bros, e Sebastian Wilder (Ryan Gosling) un pianista jazz che sogna di aprire un giorno, un locale tutto suo. Due sognatori costretti a fare quotidianamente i conti con la realtà, destinati ad incontrarsi più volte dettate dal caso in una Hollywood sognante e cinematografica.
La notte è sempre il momento più magico che fa da sfondo ai loro incontri: nella coreografia di A lovely night di fronte a una vista mozzafiato colorata dalle luci della città e dal rosa svanente del tramonto o nella scena al planetario dove l’onirico irrompe in un’esplosione orchestrale, proseguendo la danza nel cuore di un cielo stellato (liberamente ispirata alla sequenza di Broadway Melody of 1940 dove Fred Astaire e Eleanor Powell volteggiano sulle note di Begin the Beguine). Come suggerisce il brano City of stars, è una città di stelle proprio come scriveva Dostoevskji nel celebre romanzo Le notti bianche: la notte è momento di connessione fra le persone e la città è lo sfondo dove si dipingono sogni, paure e incontri.
La città di notte viene vissuta nella sua intimità, che sia per una camminata sotto le stelle dopo un’intera giornata o di ritorno dal cinema rimuginando cosa ha suscitato quella visione, è un sogno ad occhi aperti proprio come questo film.

Il regista mette unicamente a fuoco le figure di Mia e Sebastian, come se qualcosa dividesse la gente da loro e gli altri fossero solo uno sfondo per dare colore e dinamicità al contesto circostante. L’amore per il cinema di Mia, cresciuta guardando Casablanca (1942) di Michael Curtiz e la passione per la musica jazz di Sebastian, porta a scoprire il mondo interiore l’uno dell’altra condividendo i propri sogni e supportandosi a vicenda, ma sarà anche la crepa che li porterà a separarsi.
Il contrasto iniziale dato dall’ostilità di Mia nei confronti del jazz induce Sebastian a portarla alla scoperta di questo mondo definendolo “conflitto e compromesso” in grado di rinnovarsi ad ogni improvvisazione e che farà in modo di salvare questa forma d’arte in declino, aprendo un jazz club tutto suo. Sebastian è un tradizionalista, legato al passato e in questo caso può essere considerato come l’alter ego di Chazelle che in quest’opera cinematografica dialoga con il passato proponendo un musical in chiave moderna con l’intento di attirare il pubblico nelle sale e fargli assaporare la magia del grande schermo.

Dopo numerosi provini falliti o senza risposta, si rivelerà determinante l’audizione di Mia: The fools who dream che la porterà a realizzare il suo più grande sogno costruendosi una vita parallela a quella di Sebastian. Sarà nuovamente la notte a permettere ai due protagonisti di rincontrarsi casualmente, giungendo così all’Epilogo. Esordisce lentamente oscurando il mondo circostante e puntando i riflettori su di loro con Sebastian che inizia accennando al pianoforte il loro tema d’amore: Mia and Sebastian’s Theme per poi trasformarsi in un’orchestra che ripercorre l’intera colonna sonora della pellicola, mostrando ciò che sarebbe stato se la loro storia d’amore fosse rimasta protagonista delle loro vite. Terminata l’esibizione e questo flusso d’immaginazione, Mia si dirige verso l’uscita del locale voltandosi verso Sebastian e i due si congedano con uno scambio di sguardi intriso di nostalgia e rimpianto, ma accennando un sorriso in segno di riconoscenza del supporto reciproco e orgoglio per la realizzazione di entrambi,
lasciando così, un margine d’interpretazione al pubblico.

Comments