Le vele scarlatte - L'envol (Pietro Marcello, 2022)
- cinebucolico
- 6 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 13 mar 2023
“Hirondelle aux yeux noirs, hirondelle, je t’aime ! Je ne sais quel écho par toi m’est apporté Des rivages lointains ; pour vivre, loi suprême, Il me faut, comme à toi, l’air et la liberté.”

Non so se Pietro Marcello volesse giocare con lo stato ipnagogico dei suoi spettatori. Forse voleva bloccarci sulle poltrone in una paralisi, in un’allucinazione che colpisce tutti i sensi prima di addormentarsi. Ma se questo stato di transizione dalla veglia al sonno ci spaventa perché perdiamo il controllo del corpo totalmente coscienti del presente, Le Vele Scarlatte ci incanta, ci addolcisce, ci intristisce e ci accarezza.
Marcello racconta una storia fiabesca, romanticizza la semplicità della quotidianità, della noia, della semplicità, dei giocattoli intagliati in legno, dell’unicità del sentimento, del sogno e della meraviglia nascosta dietro alla magia.
Il film, ispirato all’omonimo romanzo di Aleksandr Grin del 1923, ci mostra la vita di Juliette (Juliette Jouan), rimasta orfana di madre in tenera età, che vive con il padre Raphael (Raphael Thiéry), rappresentato come un uomo austero e irremovibile, reduce dalla Prima guerra mondiale, e Adeline (Noémie Lvovsky), l’unica donna del villaggio che si è presa cura della bambina dopo la morte della madre.
Juliette cresce, germoglia, nella e in contrasto con la natura stessa, è loquace ed indipendente, libera ed elegante, umana ed angelica. Un giorno conosce una maga (Yolande Moreau) che le prevede il futuro, le racconta “delle vele scarlatte” che verranno a portarla via da quel piccolo villaggio in futuro, e Juliette attende pazientemente che questa visione si avveri.

La narrazione si costruisce attraverso l’unione di binomi contrastanti, che creano e danno forma alla storia, in un’estasi classicamente francese della rappresentazione cinematografica del quotidiano.
Il realismo naturalistico dell’estetica di tutto la pellicola impone un sovrasto visivo della stessa natura, ma i cambiamenti tecnologici del dopoguerra si impongono in contrasto ad essa, lo stesso aeroplano di Jean (Louis Garrel) viene definito come un oggetto misterioso, una novità per Juliette, una novità quanto l’amore che l’oggetto le porta. La violenza e l’amore sono accompagnati dalla dualità del dentro e del fuori, ciò che sta fuori dal nucleo familiare è violento, malvagio, brutale: lo stupratore della madre, gli uomini e le donne del villaggio e i compagni di scuola di Juliette; la calma e l’amore, invece, vigono dentro all’ambiente familiare: Raphael è un “gigante buono”, dal cuore nobile e una tenerezza infinita, Adeline, nonostante il suo carattere duro, è sempre amorevole con Juliette, così come la sua unica amica d’infanzia.
Sono correlate tra loro la fragilità e fermezza, la femminilità e la maschilità, la libertà e la costrizione, che formano un’intersezione peculiare della storia. Le donne hanno una personalità definita, una stabilità caratteriale e una resilienza che non appartiene a nessuno dei personaggi maschili, che sono deboli, costretti dentro ai loro stereotipi, alla loro violenza, chiusi, persi e fragili. Le donne sono libere, sia nella realtà, nel loro saper dominare lo spazio pubblico, che nella finzione della magia, dell’illusione, nella loro fiaba sanno destreggiarsi, scegliere, sognare e realizzarsi.

La bellezza del film incastra e stordisce, ma il limbo che si crea tra realtà e finzione allontana lo spettatore, che, per quanto sia ammaliato dalla visione del film, si sente troppo forzato ad empatizzare con la storia dell’angelica e magnetica Juliette, cosa che non accade con il personaggio di Raphael che penetra nelle ossa per il dolore che si trascina dalla perdita del suo amore, malinconia che esplode nel gesto di accarezzare il volto intarsiato nel legno della sua defunta moglie.
Pietro Marcello ti permette di alzarti ed uscire dalla sala con un’insolita tristezza, con la stanchezza di una vita sulle spalle ed il desiderio di vivere in una campagna nel nord della Francia in attesa che Louis Garrel piova letteralmente dal cielo.
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