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Nuovo Cinema Paradiso: Infanzia e Maturità.

  • Immagine del redattore: cinebucolico
    cinebucolico
  • 7 ott 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 dic 2022

Il tema d'amore che ci prende per mano sin dall'infanzia per accompagnarci verso l’età adulta. Infanzia e Maturità, Ennio Morricone.

A cura di: Camilla.


Ed è sulle meravigliose note del grande Maestro Ennio Morricone che si apre Nuovo Cinema Paradiso (1988) scritto e diretto da Giuseppe Tornatore, servendosi di una finestra che si affaccia sul mare e di svolazzanti tende ai lati del quadro, conferendo quella sensazione di casa quasi come se fosse l’occhio dello spettatore ad ammirare quella veduta.

Il film ripercorre la vita di Salvatore, soprannominato Totò e attraversa i capitoli della sua infanzia, dell’adolescenza e infine, dell’età adulta, uniti all'iniziale stupore e ammirazione nei confronti della magia che avveniva nelle prime sale cinematografiche fino a maturare questa sua profonda vocazione.

Fondamentale è il legame che s’instaura con il proiezionista: Alfredo (Philippe Noiret), inizialmente burbero con il piccolo Totò ma che lo introduce a quella che sarà la sua più grande passione: il cinema.

Intrufolandosi nella cabina del cinematografo e suscitando parecchia rabbia in Alfredo, Totò lo osserva nelle sue ore di duro lavoro rimanendone completamente affascinato e vedendolo affaticato gli domanda: « Ma non ti piace proprio niente di quello che fai? » Alfredo, di fronte all'ingenuità che traspariva nella domanda del bambino, risponde: « Con il tempo uno si abitua e poi quando senti da qua sopra che il cinema è pieno, la gente ride e si diverte e allora sei contento pure tu. Ti fa piacere che gli altri ridano, è come se fossi tu a farli ridere e gli fai scordare le disgrazie e le miserie, questo mi piace. »



A seguito di un tragico incidente Alfredo perde la vista e sarà Totò a prendere in mano le redini del cinematografo. Ha inizio così il capitolo della sua adolescenza, in cui il nostro protagonista, comincia ad operare concretamente nel mondo del cinema e sperimenta per la prima volta cosa significa innamorarsi; una pulsione scaturita dalla visione della bellissima Elena (Agnese Nano), che porta a un amore indimenticabile, diventando fonte d'ispirazione per le note de "Il Tema d’Amore" di Andrea Morricone.

Nonostante il profondo legame che unisce i due ragazzi, varie circostanze li porteranno a separarsi. Totò si ritrova ad abbandonare la sua terra natale e a disunirsi dopo le parole di Alfredo, che lo sprona ad inseguire il suo più grande sogno, prendendo un treno che lo porterà verso la strada del successo.

« Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti. Se non resisti e torni indietro, non venirmi a trovare, non ti faccio entrare a casa mia. O’ capisti?Qualunque cosa farai, amala, come amavi la cabina del paradiso quando eri picciriddu. »



Giunti al terzo ed ultimo capitolo, Salvatore Di Vita (Jacques Perrin), ormai affermato regista, dopo la notizia della morte di Alfredo, mette nuovamente piede a Giancaldo, il paese dove ha trascorso gli anni della sua gioventù. Viene accolto da quei volti conosciuti con grande stima e rispetto ma sempre battezzato con il nome di Totò.

Quando arriva finalmente il momento di bussare alla porta di casa, sua madre (Pupella Maggio), lo riconosce ancor prima di varcare la soglia ed è qui che si tiene un toccante confronto sprigionato dalla purezza degli occhi di una madre, che ha atteso per anni il ritorno del figlio, il quale ha ormai raggiunto la maturità per comprendere (come suggerisce il titolo del brano che accompagna la scena: Infanzia e Maturità).

Il film si conclude con uno dei finali più emozionanti della storia del cinema, grazie alla commovente interpretazione di Jacques Perrin, che con profonda tristezza ci ha lasciati quest’anno, ma che continuerà a trasmettere il valore di cosa significhi provare emozioni così pure di fronte al grande schermo.







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