Ricordi di Valerio Mieli
- cinebucolico
- 3 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
A cura di Bianca

Questo film ti dice, prima dei titoli di testa, con la voce di Luca Marinelli: “Non vorrei intristirti.” E tu spettatore, con la grazia volenterosa di Linda Caridi, rispondi: “Mi pare poco probabile”. Ma Ricordi? di Valerio Mieli, non soltanto sa toccare sensibili corde scoperte, ma sa anche come rivolgersi direttamente al tuo bagaglio di vissuto personale, metterlo in discussione e indurti all’interrogazione. È andata davvero così? Quando è successo? Ricordi?
Mieli non inventa sicuramente nulla di nuovo. Nella storia del cinema non sono inusuali opere che ragionano direttamente sul concetto di ricordo e sull’inaffidabilità della memoria, legando questo tema al motivo sentimentale (Hiroshima mon amour è emblematico in questo senso). Nonostante ciò, l’operazione risulta raffinata ma sincera, e soprattutto non scontata nel contesto del cinema italiano contemporaneo. Ricordi? appare come una variazione sul tema della commedia romantica, ma fin da principio il montaggio discontinuo crea una frattura e introduce al ritmo spezzato che caratterizza la narrazione. Tutto è arbitrario, il ricordo è inaffidabile, carente, incompleto, idealizzato. Ciò che stiamo vedendo è realmente accaduto? È accaduto in questo modo? Ciò chiama inevitabilmente in causa il funzionamento stesso della nostra memoria e l’ampio respiro della traccia narrativa permette non solo una reazione empatica, ma anche una immedesimativa. È un film che analizza il funzionamento del ricordo, simulandone gli andamenti e indagando l’influenza che questo esercita sulle nostre narrazioni personali e interpersonali.

C’è un Lui, c’è una Lei, c’è il loro incontro. Ci sono loro prima di questo incontro, ci saranno loro dopo, durante. La modalità con cui i loro primi momenti vengono raccontati, racchiude già le fondamentali differenze tra i due: lo stesso evento è presentato alternando i rispettivi ricordi, che appaiono notevolmente diversi, attraverso una serie di scelte registiche che variano per illuminazione, costumi, trucco e atmosfera generale. Il ricordo di Lui appare freddo, scarno e nostalgico; quello di Lei caldo, vivace e colorato.

La semplicità della vicenda narrata riesce ad andare di pari passo con l’originalità linguistica e una certa autenticità dialogica, il singolare con l’universale. Lei e Lui sono caratteri divergenti, con dei portati interiori apparentemente distanti: Lei dice di non avere ricordi brutti; Lui vive costellando il suo presente della negatività proveniente dal ricordo. I due personaggi riescono a scavalcare un incasellamento stereotipo, si percepiscono vivi sullo schermo, sinceri. Le loro personalità si delineano e stratificano attraverso il costante inserimento di frammenti fugaci, che restituiscono l’andamento dell’atto del pensiero: qualcosa accade, istantanea è l’immagine mentale, inevitabile un condizionamento del qui e ora. “Il presente non esiste, è un’illusione”, il passato è una costruzione inattendibile, il futuro è già disseminato delle tracce del passato. Mieli racconta una storia essenzialmente lineare attraverso una sintassi articolata, ma non solo: il vortice labirintico delle immagini che ci propone ha una valenza evocativa intensa e la compromissione emotiva diventa inevitabile, grazie alla particolare delicatezza con cui il materiale audiovisivo viene trattato.
La scena ambientata nella profumeria è quella che più esplicitamente espone la materia trattata dal film, elevando il profumo a strumento concreto di evocazione e materializzazione memoriale. L’atmosfera è surreale, rarefatta, velata da una sfocatura violacea; il profumo ritrovato di Lei si addensa e rende concreto il dolore: un fardello di cui si percepisce il peso, ma i cui confini sono sfuggenti come le particelle profumate nell’aria.

Ricordi? è un film nebuloso ed elusivo, dove coesistono squarci di lievità e atmosfere grevi; ed è proprio questa coesistenza la chiave risolutiva della storia romantica, nonché del film stesso: Lei e Lui si ritrovano, questa volta il colore è neutro, ma è lo stesso.
La sequenza finale è accompagnata da una musica che si percepisce a livello acustico, ma anche visivo: alle immagini del film si sovrappongono delle proiezioni grafiche che seguono il moto malinconico del commento musicale. È una soluzione insolita, che crea distanza rispetto la narrazione e uno scarto che ci permette di guardare agli ultimi avvenimenti da un differente punto di vista. Il film, infatti ha sempre favorito una modalità immersiva, che invece adesso viene scongiurata; al lieto fine bisogna approcciarsi senza eccessiva fiducia: l’intervento grafico instilla il dubbio della veridicità rispetto a ciò che stiamo guardando e soprattutto va a sottolineare lo statuto fittizio dell’immagine filmica. In Ricordi? gioco intellettuale e coinvolgimento emotivo coesistono, offrendo un’esperienza di visione sfaccettata e ambigua e ambivalente.

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