"Tenebrae": fra stalking e paura - Il lungometraggio nato sul solco di un trauma
- cinebucolico
- 15 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 2 dic 2022
A cura di: Chiara Musicò.

Un frame da Tenebrae
Lo stalking
Quando Dario inizia a ricevere delle strane telefonate, le riprese di “Inferno” sono terminate da poco. La permanenza a Los Angeles in attesa delle trattative per il nuovo film sta andando per le lunghe, così il regista si ritrova ad oziare per ore ed ore nella sua camera d’albergo. Per lui è una sorta di galera. Il telefono squilla e per la prima volta dall’altra parte non si tratta di un produttore, né di un collega: una voce stridula e acuta si complimenta con lui, chiacchierano per un po’ e la telefonata si conclude. Passano giorni e le chiamate continuano, costellate di scherzi e via via sempre più strane. L’uomo gli parla spesso dell’incipit di “Suspiria”. Dario inizia ad essere inquieto, cerca di porre qualche domanda all’interlocutore, il quale si autodefinisce “Il grande punitore”. La situazione procede fin quando l’uomo gli confessa che il suo sogno è quello di uccidere il regista, il quale cambia albergo terrorizzato.
Da questa esperienza Dario Argento trae la sceneggiatura di “Tenebrae”, lungometraggio in cui il romanziere Peter Neal indaga per smascherare il serial killer che, ispirandosi al libro scritto dallo stesso protagonista, compie numerosi omicidi. Il criterio è quello della colpa: il killer uccide coloro che ritiene ree di peccati aberranti, stigmatizzando inoltre Neal – nonché uno dei suoi obiettivi – come “Il Grande Corruttore”.
I temi
Tenebrae è un lungometraggio ricco di riferimenti teorici e contiene una molteplicità di temi. Il fanatismo religioso e la misoginia fungono da sfondo agli atti scellerati del killer: un uomo profondamente disturbato che sceglie come vittime solo giovani donne ree - forse anche in richiamo al tema biblico di Eva, colei che ha commesso il peccato originale. Questa linea di pensiero porterà l'assassino a uccidere anche una coppia di ragazze colpevoli, a suo avviso, di avere una relazione omosessuale.


Alcuni frame da Tenebrae
Il sadismo misogino dell'assassino è così forte da portarlo a compiere, per ogni vittima, una sorta performance artistica: colpisce il modo in cui lacera i corpi, l'ordine ed il metodo con cui compie gli assassinii, le posizioni in cui dispone i cadaveri dopo il crimine. Una delle sequenze più illuminanti da questo punto di vista è, ad esempio, quella dell'omicidio della ragazza con la pistola: qui, proprio come in un'opera di action painting, il sangue della vittima schizza sulla parete in stile pollockiano, facendo assistere lo spettatore al processo "dell'opera d'arte", ossia l'omicidio.
Si coglie in Dario argento un forte desiderio di autoreferenzialità, che traspare in molti dettagli del lungometraggio:
«Si fa strada inoltre, in maniera più netta rispetto ad altri titoli della filmografia dell’autore, il tema del doppio, indissolubilmente legato a quello del falso, per cui ecco che troviamo due assassini, del sangue vero e del sangue finto, un tagliente rasoio “reale” e il suo contraltare cinematografico, perfetta metafora di quel desiderio di essere scoperto che caratterizza da un lato ogni serial killer che si rispetti, dall’altro, a un livello di autoriflessività, la smania dello stesso Argento di svelare i propri trucchi, smascherare la finzione e certificare la sua presenza in qualità di unico maieuta del film e dei suoi articolati omicidi».
Daria Pomponio, TENEBRE di Dario Argento, 20 gennaio 2019
Conclusioni
Lungometraggio intriso di arte e punteggiato di temi interessanti, Tenebrae è frutto di attente riflessioni da parte del Regista, che lo ha curato da ogni punto di vista: la fotografia vivida, la colonna sonora iconica e la costruzione delle inquadrature sono solo alcune delle chicche che ci regala questo film, che è un prodotto ricco di sorprese.
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