The Long Goodbye: Riz Ahmed, il rap e l’islamofobia
- cinebucolico
- 12 dic 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 dic 2022
a cura di: Hati.

The Long Goodbye è un progetto duplice pensato e creato da Riz Ahmed. Il dualismo tra il rap (genere musicale fortemente politicizzato) e il cinema (da sempre strumento di propaganda politica) è incorporato nella necessità di portare a galla il razzismo sistemico presente nel Regno Unito attraverso due binari artistici che sono essenziali nella vita di Riz Ahmed.
Il progetto di Ahmed cerca di intrappolare il rapporto storico tra l’Inghilterra e i paesi dell’Asia meridionale, comparandoli ad una relazione romantica tossica (e violenta) tra le due parti, soprattutto dopo la Brexit e l’ascesa dell’estrema destra nella politica inglese con l’elezione di Boris Johnson.
Riz Ahmed, nato a Wembley da una famiglia di origini pakistane, è conosciuto per essersi aggiudicato la sua prima candidatura al Premio Oscar come miglior attore per il suo ruolo in The Sound Of Metal (Darius Marder, 2019), diventando il primo attore musulmano e pakistano ad essere nominato per questo riconoscimento.
Il cortometraggio, diretto da Aneil Karia nel 2020, porta lo spettatore all’interno di una piccola casa della periferia inglese, dove il clima sereno e familiare è contrapposto all’angusta presenza della macchina da presa, dove l’inglese e l’urdu, lingua nazionale del Pakistan, si alternano continuamente.

Il corto ha inizio con Riz e il fratello più piccolo che giocano assieme cercando di imparare un semplice balletto, anche le altre scene in questa parte iniziale sembrerebbero di una semplice famiglia che sta vivendo tranquillamente il tempo casalingo. La televisione, nel frattempo, un po’ marginale ma quasi sempre presente, mostra scene violente dell’escalation razzista avvenuta negli ultimi giorni da parte della Destra estremista. Riz è il perno della storia, cerca imperterrito di distrarre i suoi parenti dalle mostruosità trasmesse in televisione, come se tutto l’odio dovesse rimanere intrappolato nello schermo televisivo e fuori dalle loro mura di casa. Questo suo tentativo viene violentemente castrato dalla follia e dalla crudeltà rappresentata nella seconda parte del corto. L’irruzione degli estremisti e il simil genocidio portano lo spettatore in un vortice di paura e di ribrezzo per la loro disumanità.
L’ultima scena è la più potente di tutto il corto: il tormentato discorso rappato, estratto per l’appunto dall’album di Ahmed, Where you from, travolge lo spettatore, devastandolo per la crudezza delle sue parole. Le parole sono importanti diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa e Ahmed, nella sua consapevolezza, carica (senza pietà) di potere emotivo e politico le sue parole.

Il corso del film è sbalorditivo, la tranquillità iniziale si rompe dal vertiginoso assalto violento per poi tornare ad una pacata calma accompagnata dalla rabbia di Ahmed in una performance che ha permesso, meritatamente, l’Oscar al miglior cortometraggio.
L’islamofobia è una ferita ancora aperta in tutto il mondo dopo l'attentanto dell'11 settembre assieme all’avvento dell’ISIS e del fondamentalismo radicale islamico. Ma quanto queste narrazioni, questi immaginari di paura ed estraniazione hanno influenzato il resto della popolazione globale musulmana? Quanto sono state discriminate quotidianamente queste persone dal discorso dominante islamofobo di ogni Stato?
Il sito web "Hyphen", che si occupa delle questioni relative ai musulmani nel Regno Unito e nel resto d’Europa, ha elaborato un sondaggio sul comportamento islamofobo affrontato dai musulmani nei posti di lavoro, secondo cui 7 musulmani britannici su 10, ovvero il 69% dei musulmani che attualmente lavorano, sono esposti ad attacchi islamofobici sul posto di lavoro. Questi atteggiamenti nei confronti dei dipendenti musulmani sono più comuni quando sono in contatto con clienti o estranei (44%), in occasione di eventi sociali sul posto di lavoro (42%) e quando vogliono ricevere una promozione (40%).
Il supplizio finale di The Long Goodbye si conclude con un’angosciosa speranza persa.
“La mia tribù è alla ricerca di una terra perduta e il suo nome è dignità”
Trovate The Long Goodbye su Youtube al seguente link: https://youtu.be/Lzz50xENH4g
Comments