Woody Allen ha letto Svevo?
- cinebucolico
- 30 nov 2022
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 1 dic 2022
a cura di: Marco Speroni.

Woody Allen è sicuramente uno degli autori più prolifici e più intriganti della nostra epoca. È capace di cambiare luoghi, tempi storici, personaggi con una leggerezza che traspare in tutti i suoi film e con un tratto talmente distintivo che lo rende inimitabile. Molte volte ho cercato un autore simile a Woody, ma mi sono reso conto che non esiste e probabilmente non esiterà mai nell’ambito cinematografico. L’ho trovato però, in quello letterario. Esiste solamente un autore che, come Allen, è riuscito ad utilizzare la stessa franchezza, ironia, sagacia nel descrivere situazioni e personaggi. Questo scrittore è Italo Svevo. Seppur periodicamente e fisicamente lontani, ma neanche così tanto, sono vicinissimi nella scrittura, e non solo. Sono entrambi ebrei e, in quanto tali, sono contraddistinti da un invidiabile umorismo ebraico che li rende capaci di ironizzare costantemente riguardo a sé stessi e al mondo che li circonda. Un mondo tremendamente borghese. Un mondo fatto di codici, riti e convenzioni sociali alle quali i personaggi che creano non riescono ad adattarsi. Per questo motivo l’inettitudine aleggia in tutte le loro caratterizzazioni. I protagonisti delle loro opere sono tendenzialmente disillusi, annoiati, incapaci di reagire agli eventi che li surclassano, ma immancabilmente comici. Questo è il loro tratto distintivo. Allen e Svevo sono unici nel delineare personaggi capaci di non prendere la vita troppo sul serio, ma allo stesso tempo prenderla troppo sul personale! Utilizzano entrambi l’espediente del fool comico per distruggere i valori di una realtà borghese, facendo affiorare l’inconscio nella quotidianità per scardinare la realtà sociale in cui si muovono i loro personaggi. I vizi, il sesso, la carriera, i sogni, le paranoie, la morte, l’ipocondria, la filosofia, Doestoevskij, il teatro, Proust ecc. sono tutti ingredienti che vengono cucinati e impiattati nell’espediente che più li caratterizza: il monologo interiore. La continua ostentazione dell’Io volta alla ricerca della propria profondità. Una ricerca che non basta mai e che sfocia costantemente nella psicanalisi. Allen, meglio di chiunque altro, è capace di creare dei “personaggi pazienti”, come se fossero in cura da lui. Estremizza dei lati della sua personalità reale che inserisce nella caratterizzazione di un personaggio, forse proprio per autocurarsi! Lo stesso fa Svevo. Nella Coscienza, Zeno Cosini scrive i propri pensieri sotto consiglio del “dottor S.” come contributo al lavoro psicoanalitico. Zeno non è soddisfatto del suo psicanalista, come il personaggio alleniano non lo è del suo, ma entrambi sono costantemente ossessionati dalla psicanalisi. Nessuno come loro ha saputo rappresentare in modo così autentico come una personalità può inciampare costantemente tra un’esistenza tragica e allo stesso tempo comica. Una personalità che proprio tramite queste buche esistenziali che incontra nella propria ruotine appare goffa, ma lucida, curva ma saggia.

L’influenza di Freud è una costante nelle opere di questi due autori. I loro personaggi sono “malati” proprio perché si interrogano eccessivamente riguardo alla realtà tramite una continua indagine interiore. La malattia è vista qui come metafora della condizione di crisi esistenziale di una società priva di valori, ma con troppi pseudovalori che possono essere sradicati solamente tramite l’ironia e il grottesco. Solo in questo modo si può evitare di affondare nel pessimismo cosmico. Svevo e Allen sono indubbiamente degli appassionati di Freud, ma allo stesso tempo lo criticano. Sono scettici riguardo alla psicanalisi. L’accettano come tecnica di conoscenza, ma la respingono come visione totalizzante della vita. Svevo difende i diritti dei cosiddetti "ammalati" rispetto ai "sani”. Per lui la nevrosi è un segno positivo di non adattamento ai meccanismi alienanti della civiltà. Sa benissimo che la terapia ha la capacità di rendere un individuo più adatto alla vita, ma a prezzo di spegnere le pulsioni vitali. Rispetto all'uomo efficiente ma del tutto integrato nei meccanismi inautentici della società borghese, egli preferisce essere un "abbozzo" aperto a possibilità diverse. È evidente che Allen la pensi esattamente come lui. In Hannah and her sisters lo esplicita in questi termini: «E poi Freud – altro grande pessimista! Gesù, sono stato in analisi per anni. Non è successo niente. Il mio analista, per la frustrazione, cambiò attività. Aprì un self-service vegetariano».
Ciò che emerge dalle opere di entrambi questi autori è il fatto che l’unica via di fuga ma al tempo stesso àncora di salvezza sia l’arte, e più in generale la cultura. Da qui la necessità di scrivere per «letteraturizzare» i momenti importanti della vita in modo tale da poter rivivere nella parola letteraria i desideri e le pulsioni che nella realtà sono repressi e soffocati. La realtà delude, costantemente. La letteratura mai. La vita può essere difesa solo
dall’ammalato, dal nevrotico, da chi nella società è diverso, e quindi dallo scrittore. Con questa tesi si aprono le Confessioni di un vegliardo di Svevo e questa battuta è recitata dal personaggio di Alvy Singer/Woody Allen dopo aver fatto l’amore con Annie: «Come diceva Balzac: "Altra materia da romanzo”».

L’espediente, citato precedentemente, del monologo interiore è un altro tratto distintivo comune ad entrambi. Sia Svevo sia Allen si destreggiano abilmente nel flusso di coscienza. Questo comporta una continua alternanza di piani temporali tra presente e passato nella loro scrittura. Nella Coscienza, Zeno narra oggi i fatti di ieri. Le regole temporali sono scardinate in quanto l’evento o l'atteggiamento psicologico si presentano sfaccettati, con una molteplicità di valutazioni dovute alle modificazioni che il ricordo ha assunto a causa delle continue contaminazioni tra esperienze. La conseguenza principale che ne risulta è la dissoluzione del personaggio. Nel suo film più autocitazionistico Deconstructing Harry, Allen mette in scena dei racconti dello scrittore protagonista i cui personaggi sono i suoi diversi alter-ego. I ricordi si confondono con incontri fantasticati. I fantasmi del passato si imbattono nei demoni del presente ed il tutto è incorniciato da un montaggio spezzettato, un vero e proprio cortocircuito! Questa messinscena romanzata è debitrice della ricerca intima proustiana dell’autore. Solo nel finale il protagonista Harry/Allen si rende conto che può vivere nell’arte, non nella vita. In questo modo supera il blocco dello scrittore e riprende a scrivere. Tutti i suoi personaggi lo applaudono. D'altronde «la vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione». (Husbands and Wife).
Nel romanzo Una vita, Svevo delinea un protagonista, Alfonso Nitti, che intraprende una lotta impari contro un organismo socio-economico che lo stritola, cosciente di essere una vittima. Emilio Brentani, protagonista di Senilità, è alla ricerca di una giustificazione sociale alla propria condizione di vinto in anticipo. Zeno Cosini racchiude entrambe le situazioni in una visione più universale. Una crisi estrema che non è soltanto economica, politica e culturale, ma che mette in dubbio anche la giustificazione dello stesso valore morale dell'individuo. Secondo Svevo il mondo è occupato principalmente da vinti. Coloro che Schopenhauer chiama “contemplatori” e che diventano le categorie di “orribile” e “miserrimo” in Annie Hall di Allen, con l’aggiunta che si è “fortunati” ad essere nati miserrimi.
Sia Svevo sia Allen vedono la fine di questa condanna esistenziale nella vecchiaia. La vecchiaia non li spaventa. La rappresentano come un luogo dove finalmente si è legittimati a smettere di lottare. La senilità è vista come l’assenza della realtà. Dove nulla è più dominabile. Dove finalmente non ci si sente in difetto ad essere vinti. Vittime degli eventi, del Caso, delle strutture sociali, di un’inconscia malattia il cui principale sintomo si rivela nel nichilismo. La vecchiaia è quindi il riassunto della crisi dell’uomo novecentesco, che avverte il vuoto, l’inquietudine, l’angoscia esistenziale e solo alla fine la accoglie.
Nel racconto Vino generoso di Svevo, il protagonista, al pari dei film di Allen, destabilizza un contesto tipicamente borghese, come quello del matrimonio, dispensando alcune frasi inopportune e litigando con uno degli invitati e successivamente con sua figlia. Questa logica è riscontrabile nelle numerose scene ambientate in ristoranti e vernissage in cui i personaggi alleniani scardinano l’eleganza dell’ambiente di rilevanza sociale tramite battute scomode e sconvenienti. Non solo l’inconscio che affiora nella quotidianità, ma anche il viaggio verso la profondità del sogno viene spesso analizzata da entrambi gli autori. Zeno Cosini trova nel sogno un aiuto per ridimensionare il gesto del padre interpretandolo come una tragica fatalità, invece che un reale e terribile castigo. Il protagonista di Vino generoso sogna invece Anna, la donna che ha amato prima di sposarsi e in un secondo momento una grotta dove sono disposte le tombe dei suoi famigliari, tra cui la sua. Al risveglio decide di seguire la dieta del dottore. Allo stesso modo Allen riempie i suoi film di riferimenti all’onirico, che spesso sfociano nella rappresentanza personificata delle morte, debitrice dell’influenza del suo amato Bergman. In film come Love and Death o Rifkin’s Festival, la morte dialoga direttamente con il protagonista e gli concede addirittura una partita a scacchi.
Il rapporto con la madre si rivela essere un’altra costante comune tra i due autori. Il rapporto di amore e odio, ma sempre conflittuale, con la figura materna appare, per esempio, nel racconto breve di Svevo La madre, così come nel cortometraggio di Allen, Edipo re. In queste e altre loro rappresentazioni la madre è sempre associata al concetto di presenza/assenza e non è mai una figura accomodante. Al contrario, è particolarmente problematica.
In realtà è il legame con la madre patria a risultare davvero difficoltoso per entrambi questi due autori. Allen e Svevo, come i personaggi che creano, sono entrambi outsiders rispetto ai circuiti istituzionali. Svevo nacque e visse a Trieste, in un periodo in cui i centri della letteratura in Italia si trovavano a Roma e a Milano. Allen ha trascorso tutta la sua vita a New York e ha iniziato a scrivere e dirigere film in un momento storico in cui lo sviluppo del cinema era solo ed esclusivamente ad Hollywood. Fu il primo, insieme a Coppola e Scorsese a produrre film sull’altra sponda degli Stati Uniti. Ma lo sguardo all’Europa è immancabile e costante. Svevo guardava ai modernisti come T. S. Eliot, Ezra Pound, Charles Baudelaire, Virginia Woolf, e soprattutto al suo collega e amico James Joyce. Woody invece, guarda da sempre al cinema italiano (Fellini, Antonioni) e francese (Godard, Truffaut) e alla letteratura europea e russa. Entrambi leggono, fin troppo, Nietzsche e Kafka. Influenze che li porteranno a creare dei personaggi “antieroi” per eccellenza.
Quindi, la madre adottiva di entrambi questi autori si rivela essere la Francia. Svevo, dopo essere rimasto ai margini per gran parte della sua carriera letteraria, riscontra il successo meritato solo quando Joyce propone finalmente La Coscienza di Zeno ad alcuni dei maggiori critici francesi del periodo, che ne rimangono immediatamente ammaliati. In questo modo si inserisce nel coro europeo dei pensatori più rappresentativi della sua epoca. In Italia la sola voce che si alza per affermare la grandezza di Svevo è Eugenio Montale, non a caso l’unico altro scrittore italiano del periodo vicino ai modernisti. Allen, dal canto suo, è considerato «il più europeo» tra i registi statunitensi, sia per le tematiche affrontate sia per il successo dei suoi film, da sempre maggiore nel vecchio continente rispetto che in patria. Il suo stile cerebrale e raffinato è lontano da quello più in voga nel classico cinema americano, schiavo dell’intrattenimento. La maggior parte dei suoi film hanno sempre riscontrato un maggior successo in Europa, soprattutto in Francia. Lui stesso ha dichiarato le sue difficoltà nel mercato statunitense, ammettendo di "sopravvivere" grazie al mercato europeo. Al di là del fattore economico, non ha mai nascosto il suo amore per l’Europa. Ne sono una prova gli otto film che ha deciso di girare tra Londra, Barcellona, Parigi, Roma e Venezia, dove ha deciso di celebrare anche il suo terzo matrimonio! Inoltre, il suo prossimo film sarà girato nuovamente a Parigi.
Alla luce di questa rapida analisi, la domanda nasce spontanea: Woody Allen ha letto Svevo? Non possiamo saperlo, ma possiamo sicuramente intuirlo. Anche se non fosse così, rimane il fatto che sono influenzati da un background culturale estremamente affine e da quell’ironia pungente che affiora nei momenti più imprevisti, come uno schiaffo di realtà, ma uno schiaffo amichevole, che non può lasciare altro che un sorriso, oltre all’impronta di una manata che di certo non sarà così semplice dimenticare.
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